Una clip divenuta virale su TikTok ha visto l’influencer Aurora Baruto ricevere insulti gratuiti per strada da una sconosciuta. Il video ha immediatamente ottenuto milioni di condivisioni e commenti, con chi prendeva le difese della ragazza, la quale, bisogna ammetterlo, ha saputo come difendersi.
Aurora Baruto insultata: “Non lo dici a me!”
La giovane influencer stava passeggiando insieme a una sua amica, quando le è stato chiesto da una sconosciuta se avesse con sé una sigaretta. Dopo aver risposto gentilmente di non essere una fumatrice, e che quindi non possedeva sigarette da offrirle, la ragazza è stata subito aggredita verbalmente.
Dopo il primo insulto, Aurora Baruto ha alzato la voce, dicendo: “A me non mi chiami così”. Prima le è stato detto che era una poco di buono, poi è andata giù con insulti pesanti. “Sei bella, hai i jeans tutti strappati, z*******”. A quel punto, l’ex star della Stardust House, le ha risposto per le righe: “A mammeta”, le ha detto.
Sempre più odio online contro gli influencer
La violenza attribuita all’incitamento all’odio online è aumentata in tutto il mondo. Le società che affrontano questa tendenza devono affrontare questioni di libertà di parola e censura su piattaforme tecnologiche ampiamente utilizzate. L’incitamento all’odio online è stato collegato a un aumento globale della violenza nei confronti delle minoranze, comprese sparatorie di massa, linciaggi e pulizia etnica.
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Le politiche utilizzate per frenare l’incitamento all’odio rischiano di limitare la libertà di parola e vengono applicate in modo incoerente.
Paesi come gli Stati Uniti concedono alle società di social media ampi poteri nella gestione dei loro contenuti e nell’applicazione delle norme sull’incitamento all’odio. Altri, tra cui la Germania, possono obbligare le aziende a rimuovere i post entro determinati periodi di tempo.
Sono stati segnalati incidenti in quasi tutti i continenti. Gran parte del mondo ora comunica sui social media, con quasi un terzo della popolazione mondiale attiva solo su Facebook. Man mano che sempre più persone si spostano online, dicono gli esperti, gli individui inclini al razzismo, alla misoginia o all’omofobia hanno trovato nicchie che possono rafforzare le loro opinioni e spingerli alla violenza. Le piattaforme di social media offrono anche agli attori violenti l’opportunità di pubblicizzare i propri atti.
Cosa ha fatto YouTube
YouTube aveva dichiarato nel giugno 2019 che le modifiche al suo algoritmo di raccomandazione apportate a gennaio avevano dimezzato le visualizzazioni dei video ritenuti “contenuti limite” per la diffusione di disinformazione. A quel tempo, la società annunciò anche che avrebbe rimosso dal suo sito i video neonazisti e suprematisti bianchi.
Tuttavia, la piattaforma è stata criticata perché i suoi sforzi per frenare l’incitamento all’odio non sono sufficientemente lungimiranti. Ad esempio, i critici notano che invece di rimuovere video che provocavano molestie omofobiche nei confronti di un giornalista, YouTube ha invece impedito all'utente offensivo di condividere le entrate pubblicitarie.
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